Speciale Festa San Giuseppe Lavoratore

Festività del primo maggio, solennità di san Giuseppe lavoratore, occasione propizia per dedicare qualche minuto di riflessione ad una giornata che raccoglie in sé sia il senso religioso sia quello laicale, e che Delpini vuole celebrare con alcune parole chiave:

  • FIDUCIA, che è confidare nella provvidenza di Dio, essendo coscienti delle nostre responsabilità e mettendosi all’opera.
  • SOLIDARIETÀ, essendo uniti per scrivere una storia nuova.
  • ALLEANZA, che nel verbo “stringere” fa sentire in cammino per affrontare l’emergenza ed essere protagonisti di percorsi inediti.
  • BUON VICINATO, che fa avvertire la fraternità prendendosi cura nell’ordinario.
  • CARITÀ, affinché con aiuti immediati e discreti, nessuno debba più disperare.

È ormai da un anno che in diocesi ha preso il via l’attività del fondo San Giuseppe, uno strumento di sostegno al reddito a favore delle persone maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria, che ha causato un’emergenza economica anche nella vita di molte famiglie della diocesi, fondo istituito grazie alla collaborazione tra Diocesi, comune di Milano e Fondazione Cariplo.

Nell’anno dedicato a questa figura e nella memoria di san Giuseppe lavoratore, anche monsignor Delpini ricorda come “Giuseppe non abbia aspettato il padre eterno affinché risolvesse i problemi ma si è dato da fare”: così la chiesa si è attivata nella convinzione che l’aiuto venga da Dio, ma che anche non possiamo evitare di dare il nostro contributo.

Analizzando l’andamento del fondo, il vicario monsignor Bressan evidenzia che quando si creano alleanze tra istituzioni credibili anche la gente aiuta, in modo anonimo, fidandosi. Il fondo dunque ha creato un reticolo di solidarietà, costituito dai 100 centri di ascolto caritas sparsi sul territorio, che hanno cercato di mettersi a fianco delle persone, di ascoltarle, di rispondere ai loro bisogni economici e aiutandoli anche con una previsione nel futuro, cercando insieme una possibile occupazione.

QUI puoi leggere i numeri del fondo san giuseppe a un anno dalla sua istituzione (oltre 2500 le famiglie sostenute, 5.000.000 di euro distribuiti a chi ha perso il lavoro, metà delle donazioni giunte da singoli cittadini).

La notizia più bella è che la pandemia non ha fermato la generosità.

don Luca Bressan

Tutto viene svolto seguendo quella logica che papa Francesco presenta nella sua enciclica Patris Corde: il lavoro non serve solo per guadagnare, ma per dare dignità, per capire che nella vita c’è un valore aggiunto.

Vale la pena allora soffermarsi ancora qualche istante su quella parte dell’enciclica papale che riguarda proprio il tema del lavoro che, a partire dai Vangeli – parlando di Gesù – lo indicano come il “figlio del falegname”.

Ecco il testo della «Patris Corde» 6. Padre lavoratore

Un aspetto che caratterizza San Giuseppe e che è stato posto in evidenza sin dai tempi della prima Enciclica sociale, la Rerum novarum di Leone XIII, è il suo rapporto con il lavoro.

San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro.

In questo nostro tempo, nel quale il lavoro sembra essere tornato a rappresentare un’urgente questione sociale e la disoccupazione raggiunge talora livelli impressionanti, anche in quelle nazioni dove per decenni si è vissuto un certo benessere, è necessario, con rinnovata consapevolezza, comprendere il significato del lavoro che dà dignità e di cui il nostro Santo è esemplare patrono. Il lavoro diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza, occasione per affrettare l’avvento del Regno, sviluppare le proprie potenzialità e qualità, mettendole al servizio della società e della comunione; il lavoro diventa occasione di realizzazione non solo per sé stessi, ma soprattutto per quel nucleo originario della società che è la famiglia. Una famiglia dove mancasse il lavoro è maggiormente esposta a difficoltà, tensioni, fratture e perfino alla tentazione disperata e disperante del dissolvimento. Come potremmo parlare della dignità umana senza impegnarci perché tutti e ciascuno abbiano la possibilità di un degno sostentamento? La persona che lavora, qualunque sia il suo compito, collabora con Dio stesso, diventa un po’ creatore del mondo che ci circonda. La crisi del nostro tempo, che è crisi economica, sociale, culturale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprire il valore, l’importanza e la necessità del lavoro per dare origine a una nuova “normalità”, in cui nessuno sia escluso. Il lavoro di San Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare. La perdita del lavoro che colpisce tanti fratelli e sorelle, e che è aumentata negli ultimi tempi a causa della pandemia di Covid-19, dev’essere un richiamo a rivedere le nostre priorità. Imploriamo San Giuseppe lavoratore perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!

QUI puoi leggere tutta la lettera Patris Corde

Concludiamo la pagina dedicata a San Giuseppe lavoratore, al fondo e al tema del lavoro con una preghiera-invito di monsignor Delpini:

Possiamo fare molto con la grazia di Dio. 

Preghiamo per coloro che sul lavoro hanno trovato la morte, invece che le risorse per vivere; preghiamo per le loro famiglie.

Preghiamo perché ciascuno maturi la coscienza che deve rispondere di fronte a Dio delle sue scelte; tutti: responsabili delle istituzioni, imprenditori, lavoratori, ricchi, poveri, fedeli cattolici e di ogni credo.

Preghiamo per la conversione di coloro che si arricchiscono impoverendo gli altri, che fanno soldi e potere rovinando vite: anche loro devono rispondere di fronte a Dio, oltre che di fronte alla giustizia degli uomini.

Chiediamo l’intercessione di Maria, all’inizio del mese di maggio; chiediamo la protezione di san Giuseppe, in questo anno a lui dedicato.

Fonti: www.chiesadimilano.it, www.vatican.va