Siamo Giovani di Speranza…

Siamo giovani di speranza, abbiamo fede delle cose che ci aspettano domani
Durante la sua visita pastorale al decanato di Bollate, l’arcivescovo ha incontrato i circa 250 giovani che giovedì 23 gennaio 2020 si sono radunati nel salone polifunzionale dell’oratorio per un momento conviviale con un apericena al quale è seguito un momento di dialogo con l’arcivescovo.
Partendo dal testo della canzone “Ho bisogno di credere” di Fabrizio Moro, i giovani si sono presentati cosi:
“Noi giovani del decanato di Bollate riconosciamo di essere dei giovani che cercano di capire il senso del loro viaggio e per capire ci mettiamo in gioco, ci diamo da fare, contribuendo in maniera attiva alla vita dell’oratorio e delle associazioni del territorio, perché riconosciamo che questi sono luoghi in cui stare bene. Allo stesso tempo però siamo consapevoli che questo non può bastare: è sempre più difficile per noi riconoscere che quel bene che riceviamo da queste esperienze è parte di un progetto d’amore che Dio ha su di noi, sentiamo di non meritarlo perché ci sentiamo sempre più umani e sempre più limitati. Perdiamo la voglia, smettiamo di cercare, ci accontentiamo, soddisfiamo i nostri bisogni con risposte più semplici ed immediate, con la consapevolezza che sono anche banali. Stasera siamo qui per dirle che anche noi siamo giovani di speranza, abbiamo fede delle cose che ci aspettano domani. Confidiamo che le sue parole possano aiutarci a comprendere meglio quel bisogno di cui ancora fatichiamo a conoscere il nome ma vogliamo trovare risposte migliori di quelle che la società ed il mondo di oggi ci propongono.”
Quattro giovani hanno portato la loro testimonianza su diversi ambiti di impegno giovanile
Oratorio – scout – dimensione affettiva – impegno politico
Francesco racconta la sua esperienza in oratorio iniziata da bambino sul campo da calcio e proseguita poi con il cammino di catechesi in oratorio con il gruppo adolescenti prima e ora con il gruppo giovani. L’oratorio è stata anche l’occasione di proposte formative ‘forti’ che lo hanno aiutato a riflettere sulla sua vita e prendere decisioni importanti anche per il suo cammino di fede come la partecipazione al Gruppo Samuele. Dall’impegno di educatore sono nate scelte al di fuori dell’ambito dell’oratorio come volontario nei soccorritori 118.

Come può un giovane del 2020 non cresciuto in oratorio trovar in esso un ambiente favorevole, un luogo dove far nascere e crescere la propria vocazione?
La risposta dell’Arcivescovo è articolata su tre aspetti. Prima di tutto la fiducia, cioè credere che ogni ragazzo che viene affidato è un figlio di Dio in cui Dio opera, anche se non si vedono immediatamente i frutti. Dio ama ciascuno e lo accompagna fino al compimento della sua vocazione. E’ poi importante tener presente che ogni persona merita un rispetto per la sua libertà, ed infine la lucidità, cioè capire con chiarezza che senso ha il tutto, lo scopo della Pastorale giovanile è finalizzato a trovare il senso della propria vita cioè la vocazione.

Guido porta la sua testimonianza su come lo scoutismo ha aiutato e sostiene il suo percorso di fede. “La mia fede nasce dai piedi” esordisce simpaticamente, per indicare come per uno scout sia strettamente legata alla strada, al cammino. Precarietà, fedeltà, essenzialità e incontro, elementi che caratterizzano la vita e la giornata degli scout che possono descrivere bene anche il cammino della fede nelle sue fatiche e nelle sue gratificazioni.
Alcune esperienze straordinarie che ci capitano ci fanno sentire più vicino a Dio, ma come coltivare la fede nel tempo ordinario?
Il vescovo Mario risponde con tre frasi sintetiche. Dio è vicino sempre, non siamo noi che ci avviciniamo a Dio in alcuni momenti ma è Dio che è sempre vicino a noi. Coltivare la fede in tutti i giorni non con uno scatto ma con il ritmo di colui che si dà una regola di vita e coltiva l’abitudine ordinaria e quotidiana alla preghiera e all’ascolto della parola di Dio: la fede dunque cresce per un insieme perseverante e desiderato di occasioni di incontro con Gesù. Non da solo ma nella Chiesa: come nel gruppo scout ci si aiuta e non si è da soli così non siamo da soli a vivere la fede ma siamo parte della Chiesa, cioè della comunità di coloro che credo e sperano nel Signore.
Chiara e Daniele raccontano la loro esperienza di innamoramento e il loro percorso come coppia di fidanzati. Un cammino iniziato da adolescenti con l’esperienza di educatori in oratorio. Dopo la gioia e la spensieratezza del momento inziale il loro percorso ha conosciuto le difficoltà e i cambiamenti legati alla crescita verso la maturità della vita. L’esempio e la vicinanza dei loro educatori li ha aiutati a riflettere sui loro errori per ricominciare il loro legame affettivo con la consapevolezza di esserci sempre l’uno per l altra.

Come tenere insieme insegnamento della Chiesa e quello che teniamo nel cuore per vivere in pienezza il nostro volerci bene?
Il vescovo propone la sua riflessione. L’amore nella sua verità più alta è la decisione di dedicarsi all’altro per la sua gioia. L’aspetto sentimentale tipico dell’innamoramento non è sbagliato ma non dura, fermarsi solo a questo sentimento caratterizza la fragilità dei rapporti affettivi L’amore esige l’aspetto volitivo, quando volontà prevale sul sentimento l’amore diventa decisione.
Infine Riccardo 25 anni, eletto consigliere comunale all’età di 21 anni. “Il mio percorso nasce da una passione e dall’esperienza vissuta in oratorio e nella mia famiglia; all’università ad un certo punto mi sono chiesto che tipo di servizio potevo dare alla mia comunità? Il ruolo di consigliere comunale è impegnativo perché richiede molto tempo per ascoltare i problemi delle persone e cercare di risolverli laddove è possibile. La politica oggi è impopolare perché sembra aver perso il suo primario obiettivo che è il bene comune. Proprio in questo momento è importante per i giovani impegnarsi in politica perché c’è bisogno di idee proposte per costruire il futuro.”

Dove può un giovane trovare le motivazioni per scegliere di impegnarsi per il bene comune?
Nella sua risposta il vescovo Mario sottolinea tre aspetti. All’inizio c’è una passione per la giustizia, l’equità deve essere promossa dalla politica. Poi la cura per la cultura e la competenza. Un modo di intendere la convivenza, di descrivere la società e di dare le necessarie risposte ai bisogni dei cittadini richiede la competenza. Anche in questo ambito è importante non lasciare da soli coloro che sono impegnati in prima persona ma essere insieme determinati per alcuni valori che vogliamo promuovere.
Al termine della serata don Marco Fusi, responsabile del Servizio diocesani per i Giovani e l’università, ha presentato due esperienze che la diocesi offre a tutti i giovani : Il Gruppo Samuele un cammino di discernimento vocazionale, e La Rosa dei Venti un’esperienza di vita comune.
E il vescovo Delpini ha concluso con il mandato ai giovani ad essere l’anima missionaria della chiesa ambrosiana:
SIATE CONTENTI, INTELLIGENTI E PREGATE