Ogni giorno è venerdì santo

Abbiamo trascorso i venerdì di quaresima in preghiera, riflessione e ascolto di testimonianze che ci hanno consegnato domande forti e certezze di fede. Ci inoltriamo nella settimana santa affidando i nostri pensieri a quel Dio che nella sua carne ha vissuto il dolore del Venerdì Santo, proprio come don Tullio Proserpio ci comunicava nell’incontro del 18 marzo 2022.
“Qui ogni giorno è venerdì santo” ci diceva presentandosi alla nostra comunità come cappellano dell’Istituto dei tumori di Milano. “Dolore e morte sono ingredienti quotidiani, una provocazione bruciante che mi costringe a domandarmi: la mia fede ha qualcosa da dire rispetto alla sofferenza che abita questo luogo? È una sfida vertiginosa, un esame che devo continuamente sostenere.”

Vedere Gesù crocifisso è vedere un uomo sconfitto… Come è possibile che il Dio della vita abbia permesso la morte di suo Figlio? Trovo risposta solo nel fatto che quel sacrificio è un sacrificio d’amore che sulla croce ha raggiunto il vertice: Cristo ha dato la vita per noi. È l’amore che dà senso all’esistenza, anche se nell’amore può esserci una dimensione legata alla sofferenza.
“È risurrezione la parola definitiva, ma la carne di Gesù è stata trafitta, non possiamo fare a meno di attraversare il dolore del Venerdì santo e il buio del Sabato.” La malattia per qualcuno diventa l’occasione per interrogarsi sul senso dell’esistenza, riscoprire la fede e il valore della preghiera, per altri è motivo di rabbia, disperazione. Ci confidava ancora don Tullio: “Ho imparato ad ascoltare, a stare accanto, non posso permettermi di giocare con le parole. E spesso le parole neppure servono. Bisogna puntare sulla relazione, su una vicinanza che non ha la pretesa di mettere a tacere il dolore ma offre una condivisione fatta di cose elementari: uno sguardo, una carezza, una preghiera a volte silenziosa. Il volto dell’altro per me è il volto di Cristo, ma il valore della mia presenza non dipende dalla conversione del malato, è anzitutto occasione di conversione per me, imparo ogni giorno a capire che il cristianesimo ha a che fare con tutto ciò che c’è di umano.”
Nel suo intervento non sono mancati riferimenti alla pandemia, al fine vita degli uomini che devono essere considerati nella loro integrità – fatta di corporeità e di spirito -, al senso dell’esistenza che anche i malati chiedono a se stessi: “che senso ha la mia vita qui, così?”
Don Tullio non ha dubbi: “È cimentandosi con questa domanda vertiginosa che la Chiesa può risultare ancora interessante per l’uomo di oggi. Per questo servono testimoni credibili di una speranza capace di condividere il percorso che giunge a dare significato alla vita e alla morte.”
Viviamo la settimana santa consapevoli che il dolore del venerdì santo troverà l’alba e la luce della domenica di Pasqua, nella Resurrezione.

Per chi desidera approfondire queste tematiche o proseguire la conoscenza del ministero di don Tullio, segnaliamo il libro “LA SPIRITUALITÀ NELLA CURA” che nasce come dialogo autentico, appassionato, lucido sul tema della spiritualità nella cura, proprio tra un medico e don Tullio che si incontrano, ogni mattina, nei corridoi del loro ospedale.
Fonte: www.famigliacristiana.it