L’esperienza dell’oratorio estivo Summerlife: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”

Il motto che è stato scelto dalla FOM per questa esperienza dell’oratorio estivo 2020 Summerlife, suonava così: «Per fare nuove tutte le cose». Era ispirato a un passo dell’Apocalisse, in cui è Dio a dire: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5).

Ma in che senso si è trattato di qualcosa di nuovo?

Le novità che il mondo offre si presentano, di solito, come qualcosa di sensazionale e di inedito, ma la novità di Dio non è come quella del mondo.

Il Signore fa nascere qualcosa di nuovo proprio dal nostro fallimento, proprio quando sembra sgretolarsi quanto abbiamo costruito con le nostre forze, proprio quando non abbiamo altra speranza che lasciar fare a Lui. E così è stato: l’esperienza di Summerlife non è consistita in un upgrade dell’oratorio estivo degli altri anni, anzi, da diversi punti di vista potrebbe essere sembrata piuttosto un’imitazione squallida dei gloriosi anni passati. La novità di Dio, però, non viene dagli uomini che si affannano, ma dalla Sua grazia.

E dove abbiamo riconosciuto la novità operata dalla Sua grazia in queste settimane di oratorio estivo? Questa è una domanda a cui ciascuno di noi che vi ha partecipato potrebbe e dovrebbe cercare di rispondere.

Personalmente, direi che anzitutto è risultato evidente che l’oratorio non è semplicemente un centro estivo in cui al primo posto stanno organizzazione, efficienza e divertimento, ma costituisce una comunità cristiana in cui il primato è dell’amore. I piccoli gruppi in cui eravamo suddivisi per regolamento sono stati l’occasione per conoscerci reciprocamente in modo più approfondito, senza rinchiuderci nel circolo dei propri soliti amici e dovendo accettare di stare in compagnia anche di chi ci andava meno a genio. «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi» (Gv 15,12): in oratorio siamo chiamati a vivere questo comandamento, per poter riconoscere l’amore di Dio nello sguardo del nostro prossimo. Inoltre, abbiamo imparato ad ascoltarci con più assiduità e più attenzione. La voce di ciascuno non era una fra le tante nel brusio collettivo, ma suonava familiare, era conosciuta, era presa in considerazione.

In particolare, ogni mattina mi colpiva il silenzio che c’era nel momento in cui ascoltavamo la Parola di Dio, così come nei due giorni in cui abbiamo celebrato la Messa: era quella l’unica cosa di cui avevamo davvero bisogno.

In questo modo il Signore, anche grazie al ridotto numero dei partecipanti, ci ha insegnato nuovamente qualcosa che deve essere presente anche quando si è in tanti. Lui stesso amava stare sia con le folle che con il gruppo ristretto dei discepoli: preghiamolo, perché possiamo fare tesoro di quanto ci ha donato per diventare sempre più simili a Lui.

Seminarista Alessandro