La domenica del cieco nato riporta al centro il tema battesimale. E lo fa con il gesto che un uomo cieco dalla nascita compie su invito di Gesù: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe”. Gesù si avvicina all’umanità, la prende tra le mani, la rigenera, la riporta alla luce.

Il cieco, che ha recuperato la vista, inizia a comprende la vera identità di Gesù. Credere in Lui significa riconoscere che solo la sua pienezza di Figlio di Dio può dare senso e orientamento all’esistenza umana. Incontrare Gesù di nuovo dopo la guarigione rivela al cieco nato che Egli è il Messia. Dunque non solo recupera la vista, ma riesce persino a riconoscere con gli occhi della fede la luce di Dio presente in Gesù.

Il cristiano è colui che deve imparare a vedere col cuore, a vedere nel cuore: a partecipare allo sguardo di Dio sul mondo e sull’uomo. Anche il cuore ha i suoi occhi, quelli della fede. E la cecità fisica, esteriore, a volte è simbolo della cecità interiore: l’incredulità. Giovanni ci accompagna in questo itinerario di conversione che muta le tenebre interiori in luce attraverso il miracolo del cieco nato.

“Io credo, Signore!”: il lungo cammino verso la luce è approdato a ciò che l’uomo cercava. Noi non siamo semplici spettatori, ma quotidianamente possiamo imbarcarci in una scelta piuttosto che in un’altra. La Parola di Dio, mentre ci narra il fatto, ci spinge verso una opzione di fondo: buttarsi nell’esperienza della fede, lasciarsi illuminare da Cristo!

fonte: www.liturgiagiovane.org