I Feria prenatalizia dell’Accolto

Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio (1448-1494), e bottega
Annuncio della nascita di san Giovanni Battista a Zaccaria (1486-1490)
affresco – Cappella Tornabuoni, Basilica di Santa Maria Novella, Firenze

18 Dicembre – Vangelo di Luca 1,1-17

1Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, 3così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, 4in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. 6Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.

8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. 11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. 14Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, 15perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».


In ognuna delle sei domeniche del cammino di questo Avvento 2023, vogliamo proporre una riflessione a partire dai sei brani evangelici che verranno letti durante la settimana che precederà il Natale, nelle cosiddette Ferie prenatalizie «dell’Accolto» che, nella liturgia ambrosiana, introducono alla celebrazione della nascita del Signore secondo la carne.


La prima pericope che commentiamo è l’inizio del Vangelo di Luca (Lc 1,1-17). Essa ci presenta Zaccaria, al quale l’Arcangelo Gabriele annuncia, nel Tempio di Gerusalemme, la nascita di san Giovanni Battista. E lasciamo che la nostra riflessione parta con uno dei grandi affreschi che Domenico Ghirlandaio realizzò, a partire dal 1486, nella cappella maggiore di Santa Maria Novella a Firenze, con scene della vita di Maria sulla parete di sinistra dell’altare e, appunto, della vita di san Giovanni Battista su quella di destra.

Il primo affresco di quest’ultima parete – uno dei più belli e curati dell’intero ciclo – ci mostra quello che ci racconta il Vangelo della prima Feria prenatalizia. Capolavoro del Rinascimento, è uno splendido esempio di commistione tra racconto sacro e celebrazione profana. Il Ghirlandaio lo dipinge nella seconda metà degli anni Ottanta del Quattrocento, al culmine assoluto dello splendore della Repubblica di Firenze. La scena (là dove il Vangelo di Luca, al versetto 10, dice: «Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso»), quindi, celebra la potenza della città gigliata. Essa è affollata da sei gruppi di personaggi su livelli diversi: a parte le fanciulle appena abbozzate sulla destra, gli altri personaggi sono tutti dei magnifici ritratti di notabili fiorentini dell’epoca, ripresi con un notevole rilievo psicologico, molti dei quali vennero aggiunti per esplicita richiesta del committente dell’opera, Giovanni Tornabuoni.

Sulla predella, di fianco ai protagonisti dell’episodio evangelico, troviamo quattro uomini vestiti col tipico lucco, il lungo abito maschile in uso a Firenze a partire dal XIV secolo (da principio fu veste riservata a nobili, dottori e magistrati, ma in seguito divenne di uso comune per ogni cittadino che avesse compiuti i diciotto anni): sono i principali appartenenti alla famiglia Tornabuoni, alla quale la cappella della Basilica di Santa Maria Novella è dedicata. Negli altri gruppi, il pittore rappresenta il “gotha” dell’economia fiorentina del tempo con i Sassetti, i Medici, i Ridolfi. Di particolare importanza è il gruppo degli umanisti dell’Accademia neoplatonica in basso a sinistra (nell’ordine Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, Agnolo Poliziano e Gentile de’ Becchi, vescovo e precettore dapprima di Lorenzo il Magnifico e poi del di lui figlio Giovanni, il futuro papa Leone X, ultimo pontefice a essere semplice diacono al momento dell’elezione).

La presenza di tutti loro all’interno dell’affresco, che quasi va a offuscare i veri protagonisti del racconto biblico, vuole chiaramente essere l’esaltazione della potenza politica ed economica, nonché della raffinata cultura della Firenze dei Medici e, in particolare, di Lorenzo, che morirà di lì a poco, nel 1492. L’annuncio della nascita di Giovanni Battista diventa, quasi, pretesto per la celebrazione della gloria di Firenze, come testimonia l’iscrizione sopra l’arco sulla destra: «AN[NO] MCCCCLXXXX QUO PULCHE[R]RIMA [sic] CIVITAS OPIBUS VICTORIIS ARTIBUS AEDIFICIISQUE NOBILIS COPIA SALUBRITATE PACE PERFRUEBATUR» (traducibile come «L’anno 1490 in cui la città bellissima per ricchezze, vittorie e attività, celebre per i suoi monumenti, godeva di abbondanza, buona salute, pace»).

Dopo aver doverosamente dato questi dettagli, focalizziamoci sulla pericope dell’evangelista Luca. Al centro dell’affresco c’è un’abside, ricchissimo di apparati marmorei, dove troviamo Zaccaria, sacerdote della stirpe di Aronne, che dal suo paese natale va a Gerusalemme «per fare l’offerta dell’incenso nel tempio del Signore» (v. 9). Il Ghirlandaio ce lo ricorda anche con l’iscrizione che appare dietro all’altare, nell’abside, che riporta: «SICUT INCENSUM INC». È dotta citazione del versetto 2 del Salmo 141: «Dirigatur, Domine, oratio mea, sicut incensum, in conspectu tuo» («La mia preghiera stia davanti a te come incenso»). Davanti a un’ara con bellissimi rilievi classicheggianti (che ricorda l’altare presente nella celeberrima Annunciazione di Leonardo da Vinci), il pittore fiorentino pone uno Zaccaria sfarzosamente vestito (come si addice al suo ruolo sacerdotale), ma a piedi nudi, senza calzature, così come la Bibbia chiede si faccia quando si accede a un luogo sacro (si veda Esodo 3,5: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!»). La funzione viene interrotta dall’Arcangelo Gabriele, rappresentato con una splendida veste ancora mossa dal vento. Sembra proprio che il Ghirlandaio voglia mostrarci concretamente il soffio dello Spirito di Dio. In questo episodio, ci vuol dire il pittore, è presente quel “respiro” del divino – che traduce il termine ebraico רוח (“ruah”), presente nell’atto della creazione –, quel vento, quella forza imprevedibile la cui presenza e azione sono sorgente di vita. È l’esatto momento in cui ha origine una nuova vita, quella di Giovanni, che sarà chiamato il Battezzatore.

L’Arcangelo Gabriele, vestito secondo la moda della Firenze del Quattrocento, giunge a portare il lieto annuncio a Zaccaria con un volto lieto e sereno e col dito rivolto al cielo, a voler sottolineare la potestà di Dio nel suo agire concreto nella storia degli uomini. E si confronta con il volto corrucciato e titubante del sacerdote, il quale dubiterà delle parole del messaggero celeste e, per questo, diventerà muto finché non si compirà pienamente l’annuncio dell’Arcangelo.

L’augurio, allora, è che nella nostra attesa del Natale, che inizia con questa prima domenica Avvento, ognuno di noi sappia aprire il proprio cuore al soffio dello spirito e sappia riconoscere nella quotidianità la presenza di un Dio che ci ama e che ha a cuore la nostra storia personale.

Stiamo attenti, come fa Elia, al “respiro” del divino, a quella “ruah” che dona la vita – al mondo e, in esso, a ogni uomo di buona volontà – e che trasforma, se la accettiamo con umiltà e coraggio, la nostra vita: «Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna» (1Re 19,11-13).

Buon cammino di Avvento!