Fratelli Tutti

Promosso dalla Caritas cittadina, si è svolto martedì 22/02/2022 l’incontro con la giornalista Lucia Capuzzi – sul tema dell’enciclica “Fratelli Tutti” di papa Francesco – che ha proposto un percorso di approfondimento su questo testo particolarmente ricco, e di cui riportiamo alcuni spunti.
Punto di partenza è il santo di Assisi, san Francesco, ispiratore poiché uomo della pace e uomo della cura. La pace per essere autentica, infatti, deve essere integrale: deve essere pace col fratello, la sorella, pace con tutte le creature. È questo il sogno di Dio!
E il pontificato di papa Francesco ce lo ricorda: pace e fratellanza sono le sue due assi portanti, assieme all’ecologia integrale, come testimoniato nella “Laudato Sii”, altra enciclica papale dove ci rende partecipi della cura della casa comune e del creato. Si possono pertanto riunire questi grandi temi nella categoria della fraternità universale con tutti, nella cura verso l’altro essere umano, perché o è fraternità con tutti o non si chiama fraternità.
L’asse centrale dell’enciclica “Fratelli tutti” è la figura del buon samaritano, che ci siamo abituati a sentire e poco però a provarne scandalo. Quando Gesù raccontò quella parabola, la raccontò consapevole di scandalizzare la sua società. Il samaritano sembra la figura del buonino, ma in realtà è una figura scandalosa per l’epoca di Gesù. Essi erano infatti considerati impuri per gli ebrei e citare come esempio di virtù un samaritano, dopo aver detto che né il sacerdote né il levita si accorgono del viandante, è scandoloso e ancora di più è scandaloso il ribaltamento che fa Gesù: dalla domanda chi è il mio prossimo alla domanda che fa Gesù “chi si è fatto prossimo al viandante”, cioè da chi è il mio prossimo a come si fa essere prossimi. Il problema dunque viene ribaltato: non è questione di chi mi sta vicino, ma sono io che mi faccio vicino o mi faccio lontano.
Concretamente la figura del samaritano è quella del buon cittadino. Che cosa vuol dire? Che se si prende sul serio la figura del buon samaritano, devono cambiare una serie di paradigmi sociali, politici economici, ma anche schemi mentali che noi consideriamo immutabili. E questo è fondamentale perché poco prima di averci illustrato il buon samaritano, l’enciclica illustra i drammi di questo tempo: guerre, migrazioni, ferite ecologiche. Il buon samaritano non si chiede chi è il suo prossimo, ma decide di farsi prossimo a un uomo ferito. Vede una persona in difficoltà e decide di aiutare, di prendersene cura, in prima persona. Questo è per il papa il modello di cittadino.
RICOSTITUIRE LA COMUNITÀ: essa non vuole dire che siamo uniformi e che non ci sono conflitti, comunità vuol dire la forza di stare assieme sopportando il conflitto, perché c’è un valore più alto che ci aiuta nella fatica, a sopportare la fatica del vivere assieme.
Se ci consideriamo tutti figli di uno stesso Padre – e il cristiano crede così – allora non si può non considerare anche tutta l’umanità figlia dello stesso Padre, e pertanto abbiamo tutti dei diritti e dei doveri e responsabilità anche verso i fratelli e le sorelle. È vero che è riconosciuto il diritto delle presone a non migrare, ma quando la situazione è tale per cui la persona non possa non solo sopravvivere, ma nemmeno sviluppare una vita degna nel proprio paese e quindi è costretta a migrare, ella deve essere accolta. Certo, con modi, con responsabilità internazionali, con tutta una serie di attenzioni, ma non si può invocare il diritto assoluto della mia terra, del mio spazio, del mio muro.

Accanto all’analisi del significato di essere buon samaritano, l’enciclica espone anche il tema dell’amore politico, e più specificatamente indica cosa si intende per buon imprenditore e buon politico. Perché c’è sempre bisogno di persone così!

Un’altra parola di cui si sottolinea tutta l’importanza e il peso è DIALOGO. I verbi che lo definiscono sono avvicinarsi, accostarsi, discutere. Sono azioni che indicano il movimento di tensione verso l’altro. In questo momento particolarmente fragile e dove sembra che il dialogo non sia la soluzione percorribile alla risoluzione di particolari conflitti, spetta anche alle religioni avere un ruolo centrale nell’essere attori sociali e promotori di fraternità.
A volte questi discorsi possono sembrare solo grandi idee, che non ci riguardano, decisioni che spettano soltanto ad altri. Eppure è proprio dal nostro quotidiano che possiamo provare a sperimentare piccole oasi di fraternità. Come? Lasciandoci interrogare e commuovere dalla realtà. Il buon samaritano vede una persona ferita in mezzo alla strada, non si chiede se sia ebreo o che altro. Si avvicina e si commuove. E commuovendosi si prende cura di quella persona. Deve nascere il desiderio di voler fare un passo verso l’altro, provare ad avvicinarci, perché vediamo un essere umano come noi, con le nostre stesse aspirazioni, debolezze, desideri, sogni.
Per un ulteriore approfondimento è qui scaricabile l’enciclica “Fratelli Tutti”
La galleria delle immagini è tratta dalla “Mostra Fratelli Tutti” organizzata nelle due chiese parrocchiali ad opera di Caritas Cittadina.
Fonte: dall’intervento di Lucia Capuzzi