Festa Patronale Senago

“Lasciate le reti…lo seguirono”: siamo lungo le rive del lago di Galilea e Gesù passa. Vede Simone e Andrea mentre gettano le reti in mare e dice loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi lasciano le reti e lo seguono. Andando un poco oltre, vede anche Giacomo e poi suo fratello. Gesù chiama anche loro ed essi lo seguono.

Se l’incontro con Gesù non avesse segnato la vita di Simone, Andrea, Giacomo e gli altri, loro non avrebbero lasciato le reti per seguirLo. Ma cosa significa seguire Gesù? All’origine di tutto c’è un fatto: Dio ci ha voluto. Dio ha voluto ciascuno di noi. E ci attende. Nel frattempo, viviamo. Le circostanze della vita sono fattore essenziale della vocazione, della missione affidata a ciascuno. Potremmo alzarci ogni mattina e impegnarci in tutte le sfide quotidiane senza pensare a Colui che la vita ce l’ha data? Vivere la propria vocazione significa allora vivere la propria vita con lo sguardo aperto a quel futuro eterno per il quale siamo stati creati e rispondere agli avvenimenti che accadono nella nostra esistenza.

“Dio è Colui che ci chiama ad aprirci a una cosa nuova che ancora non abbiamo visto” diceva sant’Agostino. Fa venire in mente qualcosa di estremamente grande, di troppo importante per poterne fare a meno. Allora la vocazione, come risposta all’essere creati, diviene appartenenza divina. E noi ne siamo segno: Dio ci ha chiamati, ci ha dato un nome, e questo nome è un compito.

Come si legge sul sito chiesadimilano.it: “Ogni vocazione riflette qualcosa del mistero di Cristo e della ricchezza dei doni dello Spirito che sono nella Chiesa: la reciprocità e la comunione delle vocazioni esprimono a pieno il mistero della comunione ecclesiale, fanno risplendere la bellezza di Cristo. In un rapporto di amicizia con il Signore, in una storia che si scrive insieme, si intuisce la migliore interpretazione della propria esistenza: questa è la vocazione.”

Davvero la vita è vocazione per tutti.