Le Beatitudini nel “Discorso della Montagna”

Queste prime due settimane di una Quaresima così atipica, nella quale siamo costretti alla rarefazione – se non alla sospensione – dei rapporti comunitari, diventano «momento favorevole» – come ci ha richiamato il nostro Arcivescovo nell’omelia della prima domenica di Quaresima dalla cripta del Duomo di Milano – «per cercare Dio».

«Ecco ora il momento favorevole» – ha continuato monsignor Delpini – «per abitare il deserto, per esercitare la libertà, riconoscere l’insidia del tentatore e prendere posizione. È il momento favorevole per dire sì e per dire no […] Ecco il momento favorevole per essere uniti nella lotta contro il male […] Ecco il momento favorevole per diventare saggi […] possiamo usare il tempo per fare del bene, per pregare, per studiare, penare, dare una mano. Se abbiamo parole […] possiamo usarle per dire parole buone, per dire parole intelligenti, sagge, costruttive».

E in queste due settimane la Parola di Dio propostaci dalla liturgia ambrosiana ci ha messi a confronto con il capitolo 5 del Vangelo di Matteo, con il discorso della montagna che inizia con Gesù che «si mise a parlare e insegnava loro dicendo: “Beati i poveri in spirito, … Beati quelli che sono nel pianto, … Beati i miti, … Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, … Beati i misericordiosi, … Beati i puri di cuore, … Beati gli operatori di pace, … Beati i perseguitati per la giustizia, … Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.”».

Gesù enuncia le Beatitudini all’interno del “discorso della montagna”, così definito in accordo al Vangelo di Matteo (Mt 5,1-12) che colloca la scena proprio su una montagna, a differenza di Luca che invece parla di luogo pianeggiante (Lc 6,20-26). È probabile che la preferenza di Matteo per il monte sia legata non tanto a un dato storico, ma a una precisa intenzione pedagogica e teologica. Richiamare, cioè, l’episodio dell’Antico Testamento in cui Mosè riceve da Dio il decalogo sulla Montagna. È probabile che Matteo voglia presentare Gesù come il nuovo Mosè che promulga la Nuova Legge sul monte, ossia nel luogo che per la Bibbia è quello della “rivelazione” di Dio.

Tantissimi sono, nella storia dell’arte, gli artisti che si sono cimentati nella rappresentazione delle Beatitudini e del discorso della montagna. Una delle primissime rappresentazioni si trova già nelle cosiddette “Catacombe della Via Latina”, in un affresco del 330.

Qui, due sono le immagini che proponiamo alla riflessione e che sono tra loro lontanissime nel tempo.

La prima è nella cupola dell’Ascensione all’interno della Basilica di san Marco a Venezia, la cui decorazione a mosaici dorati fu praticamente completata già alla fine del XII secolo.

Al centro della cupola, nel cerchio stellato c’è Cristo, seduto su un arcobaleno, portato verso l’alto da quattro angeli in volo. Al di sotto, fra splendidi alberi rappresentanti il mondo terreno, stanno i dodici Apostoli con la Vergine e due angeli. Lo schema è quello classico del mondo bizantino, ma, in più, sono qui aggiunte, tra le finestrelle, sedici figure danzanti, che sono la personificazione delle nove Beatitudini e delle sette Virtù.

Le Beatitudini sono immaginate con le teste coronate (si possono anche ritrovare nel Duke Albrecht’s Table of Christian Faith, manoscritto olandese del 1400-1404, oggi conservato a Baltimora presso il Walters Art Museum): per chi è già beato – secondo quando annunciato da Gesù – il Cielo rappresenterà il vero ed eterno “coronamento” con il premio della beatitudine eterna.

Non è, poi, certo secondario il fatto che la rappresentazione delle Beatitudini sia stata inserita nella cupola dell’Ascensione. In questo giorno, infatti, si celebra anche la “festa della Sansa”, una delle più importanti cerimonie politico-religiose di Venezia, in occasione della quale si svolge il rito dello sposalizio della città con il mare.

La seconda opera che richiama il “discorso della montagna”, invece, è una vetrata di una chiesa di Boston.

Louis Comfort Tiffany (1848-1933), artista e designer statunitense, figlio del cofondatore della famosa società di gioielleria, è famoso per le sue creazioni Art Nouveau in mosaici di vetro legato a stagno, detto appunto “vetro Tiffany”.

La monumentalità e la solennità del Cristo qui rappresentato dall’artista ben riflettono le seguenti parole pronunciate da papa Benedetto XVI all’Angelus in Piazza San Pietro il 30 gennaio 2011:

«Il Vangelo presenta il primo grande discorso che il Signore rivolge alla gente, sulle dolci colline intorno al Lago di Galilea. Gesù, nuovo Mosè, “prende posto sulla ‘cattedra’ della montagna” e proclama “beati” i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati. Non si tratta di una nuova ideologia, ma di un insegnamento che viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere, per salvarla. Perciò, “il Discorso della montagna è diretto a tutto il mondo, nel presente e nel futuro … e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di Gesù, nel camminare con Lui”.

Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri. Quando, infatti, Dio consola, sazia la fame di giustizia, asciuga le lacrime degli afflitti, significa che, oltre a ricompensare ciascuno in modo sensibile, apre il Regno dei Cieli.
“Le Beatitudini sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell’esistenza dei discepoli”. Esse rispecchiano la vita del Figlio di Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli uomini sia donata la salvezza».

Ci viene, quindi, indicato un cammino di beatitudine; un cammino che Gesù stesso ha percorso e che siamo invitati a percorrere anche noi seguendo Lui, Signore e Maestro. Lui ci indica la via, perché anche noi possiamo trovare la nostra direzione nelle piccole e grandi scelte di ogni giorno. Ma le Beatitudini sono solo l’inizio; è infatti l’intero “discorso della montagna” che va letto e meditato attentamente. Donaci, Signore, di non trascurare i tuoi consigli, di accogliere i tuoi rimproveri. Donaci di ritrovare la beatitudine della vita cristiana, la nostra vera gioia.